Montale: la poesia è una forzatura

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Venerdì 23 febbraio alle ore 17:30 presso Palazzo Robellini ad Acqui Terme il Prof. Giorgio Ficara (Università di Torino) terrà la lezione “Montale: la poesia è una forzatura”.                                                                              Presenta il prof. Giacomo Jori (Università della Svizzera Italiana)                                              

Il titolo dell’incontro sulla poesia di Montale rivela l’animo profondamente ironico di questo poeta, ma anche l’abilità del prof. Giorgio Ficara nello scegliere titoli che incuriosiscono e dispongono all’attenzione.

Giorgio Ficara.

Del poeta “non laureato”, infatti, molti lettori hanno amato e amano la parola che a volte si fa visionaria e apocalittica, ma che è anche capace di rovesciarsi nel suo contrario, accettando di essere attraversata dal vento del presente, non necessariamente capace di vedere “nel” mondo. Occorre dire subito che il prof. Ficara ha già studiato la poesia di Montale, soprattutto in un saggio di alcuni anni fa, Montale sentimentale (Marsilio, 2012). Si tratta di un’analisi dei Mottetti delle Occasioni che lo stesso Montale aveva definito in una lettera a Bobi Balzen «romanzetto autobiografico»; soprattutto “romanzetto” d’amore. E sappiamo come Montale abbia scritto di questo sentimento: dall’Esterina degli Ossi di seppia, che non appartiene, come il poeta, alla «razza di chi rimane a terra», alla lucentissima immagine della novecentesca donna-angelo che è Clizia, ricca di sfumature mitico-religiose, per arrivare alla “volpe” che egli incontra più tardi, fino alla Mosca (la moglie Drusilla Tanzi) che della sua “miopia” ‒ abbassamento stilistico di uno sguardo capace di osservare e interpretare in profondità il mondo e soprattutto i suoi segni più nascosti e più opachi ‒ ne fa un punto di forza.

Le pagine che Giorgio Ficara dedica al “poeta sentimentale” ci presentano un Montale “romanticamente” innamorato di una donna, Irma Brandeis, ebrea americana studiosa di Dante, che Montale aveva incontrato a Firenze, la quale aveva letto Gli Ossi di Seppia, rimanendone folgorata. I Mottetti sono una risposta poetica a questa storia privata. E che risposta! Il prof. Ficara con una notevole abilità stilistica, riesce a comunicarci la profondità e

Montale sentimentale, di Giorgio Ficara.

la complessità del pensiero montaliano come in un romanzo che si legge tutto d’un fiato. Ogni “mottetto” viene analizzato con dovizia di particolari e con acribia critica. Molto spesso compare sullo sfondo lo studio critico che Dante Isella dedicò nel 1988 a queste poesie brevi, ma cariche di significati profondi e cifrati. Ed è un colloquio interessantissimo: due modelli di lettura quello di Isella e Ficara che, come in una partitura musicale, si incontrano e si completano. Giorgio Ficara nei suoi ariosi capitoli, ci svela i segreti del poeta, attraverso un’interpretazione limpida e coerente con il testo. Questo amore per Clizia, che Montale ha delineato come in un canto sacro, viene accostata da un lato soprattutto a Petrarca, perché Petrarca nelle rime sparse ha disseminato un’immagine dell’amore che ha generato per secoli metafore e allegorie raccolte da poeti lontanissimi a lui nel tempo. Molti sono i vividi accostamenti alla poesia di Leopardi, tanto che quest’ultimo sembra fratello maggiore del poeta novecentesco Se il tempo antico possedeva una trattatistica amorosa che poteva sostenere il verso dei poeti d’amore, dal XX secolo compaiono le pagine dei Saggi sull’amore di José Ortega y Gasset, in cui l’amore viene presentato come il sintomo più vicino alla “sensazione originaria” dell’impressione radicale … che noi abbiamo dell’Universo”: l’amore è dunque “puro spirito”.  Teoria interessante, perché l’elemento metamorfico di Clizia, che è dappertutto e appare pochissimo al poeta, percorre -nel tema dell’angelo- molta arte del ‘900: da Rainer Maria Rilke a Paul Klee all’ “angelo necessario” di Wallace Stevens. Ma c’è, forse, un’altra scrittura novecentesca che si è insinuata nel modo con cui Giorgio Ficara tesse il suo libro: quella dei Frammenti di un discorso amoroso di Roland Barthes. Anche questi superbi mottetti montaliani possiedono qualcosa di frammentario, nel sogno impossibile di un ritrovarsi nell’interezza dell’amore, sempre più lontana: Clizia sembra non essere fatta per questo mondo, forse per un altro di cui, però, il poeta non è certo.

Cecilia Ghelli

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