Euridice a Orfeo
Sarà stato il mio non essere e per così poco
Sono balzata agile nella luce
Solo per farmi parola in te
Per soffiarti le lettere, il canto vero, di carne
Più eterno dei tuoi incanti di prima.
Mi devi la natura di poeta,
Il salto dal mito nel corpo di poesia.
Così per paradosso di afania
Sono diventata per visione che cancella,
Lucerna di suoni negli occho tuoi e del mondo.
Sono stata lo specchio del tuo perderti
Non di perdere me che dovevo insegnarti a morire
Per divenire canto umano più alto di quello
Con cui hai stregato pietre e natura.
Fuori dal mito.
Sono l’ombra che ti ha generato la voce,
Mi hai dissolto per inverare la poesia
E vedermi ti ha accecato gli occhi divini
E le tue nuove pupille rinunciano alla mia figurina
Per prendere il mondo nell’occhio parlante della poesia.
Eppure io sono la tua Causa
Hai perso il mio nome e il mio polso
Ma mi troverai in tutti i nomi e in ogni mano,
Nel cristallo della mia voce trasparente
Ti screzierò il mondo in un prisma.
Ti guido nel canto
Amore nudo e potente, persa come soggetto
Lampeggiante come dea e Tua Musa.
Sei sceso in Te, oltre Ade, oltre i facili prodigi
Donati a te dagli dei,
E per me ti aggiri nel cammino del creare,
terra di conquista dove solo la mia ombra ti fa essere.
E la mia giustizia ha fatto del mio riflesso la tua immagine
E precipitando la distanza mi sono fusa in te
Perché Poesia nascesse dal mio sacrificio.
Ti ho permesso di perdermi e di perderti
Perché poesia geminasse nel mondo da te e oltre te,
Negli oracoli di sogno della tua testa spiccata.
Solo l’Amore rinuncia a vita, corpo , e memoria
Per essere solo Parola,
nomi di fuoco per accendere la notte del mondo.
Non essendoci più e forse mai stata,
sono vissuta giusto il tempo di morire
E di donarti la vita oltre la mia e la tua morte.
Possa il fruscio delle vesti mai avute,
Dell’abito d’ombra che Moira mi ha tessuto,
Essere la vera lira del tuo canto
E tornare agli dei per la strada dell’Uomo.
E sapere che mie sono le tue ali.
Gabriella Cinti