Trittico di viaggio

I

Un destino d’aria il tuo.

Color latte la pelle, ogni palmo

un viaggio, un ritorno. I gesti

non  sono cerimonia quotidiana,

nemmeno il passo sulla soglia

a trascinare sogni imbevuti

di rugiada per riempire il vuoto

dei cassetti. E lo sguardo:

un paesaggio d’isole o di silenzio

posato sulle dune, ma tutto

illuminato a giorno, in successione.

Avremmo potuto camminare

insieme e attendere comete

tra sensazioni di parole in bilico.

Troppo tardi, ormai non basta più

 

slegarti le scarpe per trattenerti.

 

II

Scegliere l’onda o zittire

il mare dentro la conchiglia

quando l’iride lascia il porto

sfumato da ritmi di vento.

Timori sparsi di Sibille

su nave pronta a salpare,

ma al timore occhi

che guidano pensieri oltre

la tabula rasa della notte

e voce che si sfiata ogni mattina

per risentire se stessa

 

al successivo approdo.

 

III

Cancellando la tua immagine,

stridono le ore tra pensieri

che si rincorrono lungo questo

treno fatto apposta per gli addii.

Ombra e polvere su pieghe

di labbra atteggiate a sorriso

e occhi che si perdono

sotto larghe tese di cappello.

Sguardo vuoto

accanto a valigie vuote.

Talvolta i ricordi

occupano troppo spazio,

non puoi portarli via.

Anna Maria Monchiero