ERANO SPLENDIDI I BOTTONI
Gli amici newyorkesi hanno strane abitudini.
Da Crosby Street a Foley Square si cammina
a piedi anche in vacanza, nell’andarivieni
del pomeriggio che allontana i piccioni
in omaggio ai marciapiedi che qui videro
i rurali delle Calabrie insediarsi silenziosi
in quel dicembre del 1874 divenuto
acuto quanto la voce di Adelina Patti.
Erano splendidi i bottoni sui nostri gilet,
la minutaglia col gelato al pistacchio
su una panca un piccolo uomo vestito
da pierrot. Si muore da soli anche
da queste parti, malgrado l’insaziabile
assurda manifestazione di ricchezza, così
lontana dalla storia,e dai puzzolenti ghetti
dei cosentini insediati a vivere tranquilli
come sempre si fa coi vermi nelle gerla.
Anche Paolo di Tarsio era un emigrante,
apostolo ovunque, banditore di un vangelo
che secoli più tardi raccolse ancora accoliti
senza i sette candelabri, magari tra le donne
italiane con lavoro a domicilio, di quelle
che un secolo fa divennero formiche al 99%
per inghirlandare i cappelli rosa alle americane.
In attesa di Dio che non vuole avere rogne
con i temporali delle passate migrazioni,
sediamo come esseri per bene sulla veranda
del Mille luci, immortalati dall’immaginazione
di vederci qui, ogni volta che torna primavera.
Benito Galilea