GENEALOGIA DEL DESIDERIO
Stamani, ho rotto l’azzurro e rinunciato alle stelle.
Con lo sguardo pestato da una notte di vegliata
divago in quotidiane cose e mi perdo nei particolari,
al punto di sentirmi poligamo e infedele al paesaggio
modellato in riviste di moda, un nomade furioso,
straniero agli occhi indiscreti del sonatore di cieli.
Mi domando dove sia la genealogia del desiderio
che impetuoso si espande in ogni cavità o rivolo cieco,
in cerca di un corso amoroso e di maestri antichi,
macerando sogni come erbe selvatiche e ideali nostrani
come i salici trascinati e putrefatti nelle gore sparse
di vecchi mulini diroccati, quanti i biscotti integrali
che ora inzuppo nella tazza di un cappuccino orzato,
un’economia rispetto alla divertita trincea dei sassi
alzata per fermare la corrente del torrente giovanile
o al cataclisma provocato al regno dei girini dissolto,
al primo ristagno, dalla pioggia umana di meteoriti.
Lontano dalla gioia sfumata in cerchi concentrici,
mi sono svegliato girino, sorpreso con ancora in bocca
il sapore di terra bagnata e il fradicio languore di felce.
Nicola Baronti