BORGO STELLA

M’incantava la storia della luna calante,
storia di borghi e cascinali,
occhi di fanciullo tra guizzi e fuochi
nelle notti di vendemmia.
Notti di un tempo a stelle azzurrine,
amori di contrade, promesse per un domani
di bagliori, voli e stupori.
“Luna calante urlavi, che sia luna calante
quando si raccoglie, male segno nebbia e pioggia”.
Tu padre antico chino sulle zolle
a disegnare forme, a fecondare campi.
M’incantava quel tuo parlare fitto a primavera
alle tenere foglie delle viti, ai grappoli nati
in respiro di cieli, farfalle, fumide campagne
e la luce, l’ombra della controra d’agosto
nei silenzi delle piane, nelle vigne assolate,
nel ronzio giallo e radente dei calabroni dorati.

Borgo stella era nel solco aspro dei campi,
nel vociare lontano dei casolari,
era il canto, la preghiera della raccolta
nel grembo riarso e ocra della terra.
Era l’orizzonte dei perduti sentieri,
la gioia del vino nato tra stelle campagnole,
grida, balli, falò di stoppie arse.
M’incantavano i riti, le fragranze di quei giorni,
il volo dell’ape estasiata tra l’uva matura,
la cicala persa nei canti dell’estate;
m’illudeva quel chiuso mondo di tornanti
il sapore acerbo e dolce della giovinezza.
“Luna calante urlavi, che sia luna calante
quando si raccoglie, male segno nebbia e pioggia”.

Carmelo Consoli