CAFE’ DE L’UNIVERS
Camminavamo nella sera, i volti vicini
le scarpe bianche
lucenti come radio nella prima oscurità,
fino a un caffè fiorito di lampioni giapponesi.
Camminavamo, le narici
a ricevere profumi, gli occhi attraversati
da una bellezza estenuata
straziata e trascinata via dal battere continuo
di un orologio. Raccontavi di te, riflessi
d’agata e di corniola di un’isola lontana,
mentre una primavera elisabettiana
(Titana, la foresta di Arden, Ariel,
i versi soffici di Spenser)
arrogante e fastosa, impazziva sulle palme
tremanti d’organza e d’aigrettes.
Raccontavi di te e di me, teatranti impropri
in una zoppicante pochade,
le mie braccia nude a trattenerti
ma non ingabbia una nassa
l’inafferrabile del mare.
Chissà se ancora hai ricordi di quei giorni
di zucchero e d’azzurro
perospini bianchi, albe francesi sul confine
di un cielo blu lavanda senza fine
(l’impronta di Zelda, Tenera è la notte,
sopra una sedia di paglia bionda);
se hai poi compreso quell’idea di luna
che insieme inseguimmo,
interpretando un amore al tavolino di un caffè
Marina Pratici