Il fattore umano
il pane,il pane
per tutti i popoli
e con esso ciò che ha
forma e sapore di pane
divideremo
(P. Neruda)
1.
L’aria quella di un lunedì difficile
mentre conquista spazio tra le scale
e i tacchi che sbattono uno via l’altro:
è aprile pensa, nonostante il vento
e il metrò che sfreccia come gli sguardi
degli impiegati in ritardo. S’appoggia
in silenzio, ha il male delle parole
addosso. Legge Sartre, Neruda a volte,
sotto un cartello in cartone, la scritta
anche io ho fame. Passano intanto, svoltano
nelle loro giacche piene, nessuno
dà un pensiero e s’impaludano là,
dopo la linea gialla. Cos’è il bello
se non l’idea di un campo di grano,
la sua distesa che scorre più e più:
nel cuore il Piccolo Principe, qualche
passo che va a memoria. Essere lui,
solo un attimo, il biondo dei capelli,
ma una voce stride e annuncia Loreto,
la corsa di una città senza gloria
dove fermarsi è divieto. Così
chiede e alle spalle il logo dell’expo,
quei colori stinti. Sorride a volte
allorché avanza uno spicciolo e batte
dentro la ciotola rossa. Pane anche
questo e biascica l’infinito: il primo
verso e tutto passa. A volte lo chiamano,
sanno il suo nome. Seduto lì in basso,
strascica le gambe dove c’è posto.
E’ una stazione di tante, in un giorno
qualunque. C’è gente che accosta, scende,
divide una complicità da niente.
Forse è un tempo inconsistente. Si nutre
di spreco, di felicità latente.
Ivan Fedeli