CASETTE D’ETE – Mais où sont les neiges d’antan (François Villon)
Ricordi le piccole case
che diedero il nome al paese?
I muri a mattoni scoperti,
gli infissi di poche pretese
le tende davanti alle porte
socchiuse d’estate e d’inverno
la placida calma di vita,
la calda illusione di eterno.
Ricordi, a guardarle dal monte
sembravano un gregge nel verde
un verde di piana e di colli
fin dove la vista si perde.
Non chiedere a me dov’è oggi
quel mondo mai più ritrovato
ma chiedi a te stesso: dov’è
la neve dell’anno passato
Ricordi la candida strada
di ghiaia, di polvere e sassi?
Parlava alla tua solitudine,
cantava al ritmo dei passi
brillava nel sole di luglio
che quasi dolevano gli occhi.
Ricordi le corse, le grida,
i giochi, i bisticci un po’ sciocchi,
le bande di bimbi per strada
a vivere liberi e veri,
gli sguardi d’invidia dei grandi
legati dagli obblighi austeri?
Mi chiedi se in un qualche altrove
vive quel mondo incantato
e io chiedo a te: dov’è oggi
la neve dell’anno passato?
Ricordi le sere d’estate
assorti a guardare le stelle
seduti sull’uscio di casa,
il cantito di raganelle
i cori dei grilli nei campi,
l’odore del grano maturo,
le lucciole a manto di luce,
i sogni di un grato futuro?
Poi gli anni di ansie e di lotte
in nome del grande avvenire
e i rantoli tristi di un mondo
che abbiamo aiutato a morire.
E forse ci sarà reso
quel pacido esistere lieve
quando saremo ormai stanchi
e andremo via con la neve
Tullio Mariani