FUGA NEI RICORDI

E’ nella trasparenza argentea

degli ulivi, dove la luce proietta

un cono d’ombra, vagamente

allusivo, indecifrabile, che si ravvisa

il simbolo che mi rappresenta.

E’ là l’approdo del mio costante

andare, tra terra e cielo, nel calice

di foglie iridescenti, che custodisce

l’ansia dell’attesa, la gioia frastornante

dei ritorni. Volano i piedi, danzano

nell’aria, veloci e fieri.

E da lontano, in muta processione,

tutti i miei passi formano un cordone

a cui aggrapparsi tra i fori della vita.

Tocca il silenzio tenerezze grate

di ricordi fra canti sommessi e

profumi di zolle.

Riaffiorano, trapelano gesti antichi.

Echeggiano voci amate, tra morsi

d’aria e vortici di tempo, che

riportano a ieri il mio domani.

Ed io, che vivo nell’età del’ansia,

so che anche una pausa, una fuga

nei ricordi è una vittoria.

E allora sogno il rotolare dietro

Di me del vento, che, come un bimbo,

ha voglia di giocare e strappa

gomene e reti ai pescatori.

Sogno quei lunghi crepuscoli

sul mare come giardini di malinconia

e i mezzogiorni festosi di campane,

che fan liete le ombre dei vicoli,

dove il tempo precipita e s’eterna.

Sogno un segno d’amore in ogni viso,

l’accento del perdono in ogni voce,

una danza di spighe lungo i campi,

e  rosso di papaveri che non affoghi

più nel sangue. Sogno una terra che

profuma di zagara e di mare, con radici

profonde di storia e d’amore.

E cerco, ovunque vada, il suo grembo

vitale, il suo riconoscibile richiamo.

Emilia Fragomeni