Federico Fellini: nulla si sa, tutto si immagina

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Itinerario monografico all’interno della poesia del cineasta riminese

 

Il percorso che abbiamo scelto più che cronologico è tematico, per cercare di capire l’evoluzione della poetica del grande cineasta riminese e i suoi rapporti con societàmemoria e cinema.

Durante la prima serata, dopo un prologo dedicato al dissolversi dell’esperienza del neorealismo esamineremo i film che delineano una visione felliniana della società, a partire dalla trilogia della redenzione, dove si forma una morale personale, imperniata da quell’umanesimo militante che si respirava nell’Italia del secondo dopoguerra. Poi lo sviluppo di questa morale che ha lottato molto contro il sistema chiesa, il suo facile perbenismo e la sua ipocrisia, con l’arma forte e pungente della satira (scene da Roma), questa morale che si incrina nella dissolutezza del boom economico, matura e diventa indagine politica (Prova d’orchestra), ma soprattutto sociale (E la nave va…) e metafisica (La voce della luna), in quegli anfratti moderni della comunità dove tutto ormai è superficiale, frenetico e falso, dove la salvezza risiede solo più nel fermarsi a guardare, nel raccontare in silenzio, nel cercare di capire un mondo a noi alieno.

La seconda serata sarà impostata nel cercare i più evidenti legami tra la sua poetica e la memoria, letti in un cinema molto personale e autobiografico dove l’immagine sembra eternamente già passata, in un’altra dimensione di vita vissuta che il regista rivive in ogni istanza del farsi dei suoi film. Dalle prime opere giovanili sulla vita di provincia adolescenziale, ribelle e speranzosa che Fellini pare già rimembrare mentre è ormai a contatto delle metropoli per cercar fortuna (Luci del varietàI vitelloni), assistiamo al disperdersi dei ricordi che la pellicola nel suo eterno gioco di vita e di morte può salvare dal baratro del dimenticare (I clownsAmarcord), passando per una vecchiaia che sempre ci insegue e fatichiamo ad accettare (Ginger e Fred), fino all’apertura incondizionata di un uomo davanti alla (sua) macchina da presa a riflettere su quello che è stato ma anche su quello che ancora potrebbe essere (Intervista).

La terza serata verterà sull’individuare i rapporti tra un autore e l’arte di cui si è fatto proprio, come i grandi anche Fellini si interroga su dove il cinema possa ancora andare nel leggere il nostro tempo, le nostre paure e i nostri sogni; ma anche in questo è originale nel mettere davanti alle proprie riflessioni la propria esperienza di vita da qui le visioni sul modo dell’avanspettacolo (Lo sceicco bianco), i fantasmi derivanti dalla popolarità (Tobby Dammit), il primo resoconto di un cineasta già affermato (Block-notes di un regista), per concludere, dopo aver rivisitato altre visioni dei film precedentemente citati, con uno dei più grandi capolavori di metalinguismo al cinema, quell’ simbolo del (non)girarsi di un film, che costringe la star a ritornare uomo, a confrontarsi con la sua vita, i suoi errori, i suoi doveri, imparando ad accettare tutto e tutti quasi a ritornare su quel messaggio umanista con cui inizieremo questo lungo percorso.

Nella quarta serata, concluderemo con la proiezione integrale de La dolce vita, affresco ineguagliabile sulle gioie e i dolori negli anni dove anche in Italia si respirava grande cinema.

Vi aspettiamo numerosi, buona visione!!!